giovedì 15 settembre 2011

Ricamo di Palestrina

Il ricamo di Palestrina prende il nome da un paese del Lazio, l'antica Praeneste, in provincia di Roma.
"E l'ispirazione mi venne per aver dovuto studiare (omissis) parecchi ricami popolari antichi (omissis) che le donne del contado portavano in testa". Così riporta Adele della Porta nel suo libro "Il Punto di Palestrina. Insegnamento pratico Illustrato" le parole del marchese F. Olivieri fondatore nel 1907 della Scuola Ricamo Palestrina Ars ubicata al primo piano di Palazzo Barberini di Palestrina.
Olivieri apportò delle innovazioni alla tecnica dell'esecuzione del punto stuoia medievale e, con l'uso di colori e disegni, propose il ricamo di Palestrina come lo conosciamo oggi. Diede inoltre un nuovo slancio al punto annodato oggi chiamato come la cittadina laziale. La scuola produceva ricami sia in bianco sia policromi partendo dai lavori provenienti dal Lazio, Umbria ed Abruzzo. Angelo Di Tullio, cappellaio di Palestrina, collaborò Scuola Ricamo Palestrina Ars, come disegnatore.
Ettore Papa, nel 1913, prese la direzione della scuola mentre quell’artistica fu affidata a Maria Cicerchia. Maria faceva parte del terzo ordine francescano e sotto la sua direzione, la scuola divenne un istituto educativo e formativo delle ragazze. Maria Cicerchia rimase alla guida della scuola per 52 anni quando, alla sua morte avvenuta nel 1965, subentrò la nipote Emma. Emma svolse l’attività di direttrice e disegnatrice fino alla chiusura della scuola, per motivi sindacali, nel 1978.
La scuola in più di mezzo secolo di vita, ebbe grandi successi partecipando a mostre, anche internazionali, ricevendo numerosi premi e commissioni. Fu anche aperto, a Roma in via Francesco Crispi 81, un punto vendita.
Nel 1919, Luigi Croce e Giulia Anconetano aprirono un’altra scuola di ricamo “Museo Artistico di Ricami” proponendo un nuovo modo di rappresentare i capolavori dell’arte italiana (Perugino, Raffaello, raffigurazioni bizantine ecc.). La caratteristica di questo laboratorio consisteva nell'esecuzione dei disegni su tela bianca, lasciando in bianco il disegno e riempiendo con l'ago il fondo: il punto di “fondo” ovvero il punto stuoia. Nel 1955 subentrò Augusto Croce, figlio di Luigi, abile disegnatore. Nel 1969, anche questo laboratorio chiuse definitivamente i battenti.
Il ricamo per molti decenni cadde nell’oblio fino alla fine del ‘900 quando ci fu un nuovo interesse per quest’artigianato artistico. Su tutto il territorio italiano aprirono numerose scuole ed associazioni che riscoprirono e valorizzarono le tecniche locali. Oggi numerose ricamatrici di Palestrina operano sul territorio diffondendo il ricamo di Palestrina con partecipazione a mostre, incontri e corsi.
Il punto Palestrina è un punto adatto per linee, contorni e motivi curvi. Si esegue, da sinistra verso destra, formando una serie di punti annodati, più o meno ravvicinati, conferendo al lavoro quasi la caratteristica di un bassorilievo. Il fondo del tessuto è ricoperto con il punto stuoia ed i picots rifiniscono la bordura del lavoro. Si usa cotone ritorto o perlato su tela grezza, piuttosto grossa per ottenere il massimo rendimento.

Bibliografia

"Palestrina Artigiana e Rurale", Borzi Attilio, Editrice I.T.L. Palestrina, 1979.

“Il Punto Palestrina. Un’arte che si tramanda da cento anni”, Pinci Angelo, Città di Palestrina-Assessorato alla Cultura-Biblioteca Comunale Fantoniana 2007.

“Una Rosa tra le Spine. Profilo di Maria Cicerchia” Rizziero Traili, Roma 1972.

Libri

  • "Il Punto di Palestrina. Insegnamento pratico Illustrato". Adele della Porta, Casa Editrice Sonzogno-Milano, 1919.
  • Manuale del Cucito e del Ricamo. Edizioni Cucirini Cantoni Coats.
  • Ricami di Palestrina - Album. Edizioni Mani di Fata, 1942.
NOTA: immagine di un ricamo eseguito da Stella Chiapparelli, presidente dell'Associazione Culturale il Ricamo Prenestino.

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